Le anticipazioni dell’edizione 2024 di ‘Minicifre della cultura’
‘Minicifre della cultura’, edizione 2024. Il report sarà disponibile in autunno ma online sono disponibili alcune anticipazioni e dati interessanti, fra i quali l’aumento della partecipazione culturale.
‘Minicifre della cultura’
‘Minicifre della cultura’ è una raccolta di dati statistici, indicatori e informazioni quantitative sulle politiche culturali e sulla domanda e l’offerta in cultura in Italia. Promosso dal Ministero della Cultura, il progetto è realizzato dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura con la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e propone un aggiornamento del lavoro di studio e della collana editoriale Minicifre della cultura realizzati dal 2009 al 2014 dall’Ufficio studi del Segretariato generale del già Ministero dei beni e delle attività culturali. Il report sarà disponibile in autunno, presentando le rilevazioni del triennio 2021-2023, ma sono già disponibili alcune anticipazioni.
Il Benessere Equo e Sostenibile nella cultura
La prima domanda che il report si pone è fondamentale: la cultura incide sul benessere della comunità? Per rispondere, si fa affidamento al BES, Benessere Equo e Sostenibile, strumento che misura il benessere della società italiana in un’ottica multidimensionale. Sviluppato dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) e dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e introdotto, a partire dal 2016, fra gli strumenti di programmazione, valutazione, monitoraggio della politica economica nazionale, il BES comprende oltre 150 indicatori, raggruppati in 12 domini rappresentativi delle diverse dimensioni del benessere individuale, collettivo e ambientale. Il rilievo della cultura nell’ambito del BES è testimoniato dalla presenza di un dominio dedicato – Paesaggio e patrimonio culturale – e di altri indicatori distribuiti nei domini Innovazione, ricerca e creatività e Istruzione e formazione.
Aumenta la partecipazione culturale
Il primo dato significativo che emerge dagli indicatori BES relativi alla cultura è che tra il 2020 e il 2023 è tornata a crescere la partecipazione culturale, passata dal 29,8 per cento al 35,2 per cento, raggiungendo livelli che si avvicinano al periodo pre pandemico, pari al 35,1 per cento nel 2019. Da rilevo Istat, nel 2022 la percentuale di popolazione residente in Italia che ha visitato un museo, una mostra, un’area archeologica o un monumento almeno una volta nell’ultimo anno è pari al 21,7 per cento, contro il 29,6 per cento registrato prima della pandemia da Covid-19. A risentire del calo, sono soprattutto i musei (-9 per cento tra 2019 e 2022). Meno intensa, seppur significativa, è la riduzione delle visite ad aree archeologiche e a monumenti, per i quali si è registrato un calo, tra 2019 e 2022, del 6 per cento.
Le persone si preoccupano per il paesaggio
Per quanto attiene al paesaggio e al patrimonio culturale, nel 2023 il 12,3 per cento delle persone di 14 anni o più indica il deterioramento del paesaggio causata dall’eccessiva costruzione di edifici fra le cinque questioni ambientali più preoccupanti. Lo stesso dato, nel 2022, era pari all’ 11,8 per cento.
I luoghi del patrimonio in Italia
Ma quanti sono i luoghi del patrimonio in Italia? Tra luoghi pubblici e privati, in Italia i luoghi del patrimonio sono ben 4.416: 1 ogni 13.300 abitanti, come evidenziato da Istat nel 2022. Il 77 per cento è costituito da musei, raccolte e gallerie, mentre il 16 per cento è rappresentato da monumenti e complessi monumentali. Siti, aree e parchi archeologici costituiscono il 7 per cento. I luoghi censiti sono localizzati per il 47 per cento nel Nord Italia, per il 28 per cento nel Centro e per il 25 per cento nel Sud e Isole, con la Toscana che ne registra il maggior numero (530) e la Valle d’Aosta che ne conta di più in rapporto alla popolazione residente (39 musei, monumenti e aree archeologiche ogni 100.000 abitanti).
Le collezioni prevalenti nei musei
Tra i musei, la maggior parte conserva e espone collezioni di archeologia (12 per cento), seguiti da quelli dedicati all’etnografia e all’antropologia (10 per cento), all’arte medievale (10 per cento), all’arte moderna e contemporanea (7,5 per cento). Meno rappresentati, nel totale, i musei storici (6,4 per cento), quelli di storia naturale/scienze naturali (6 per cento) e quelli religiosi (5 per cento). Infine, le case museo/case della memoria rappresentano il 3 per cento del totale, i musei di scienza e tecnica il 2 per cento e quelli d’impresa l’1,5 per cento. Il 65 per cento dei luoghi del patrimonio italiani è di proprietà pubblica, con una netta prevalenza di quelli appartenenti agli enti locali (1.993), in particolare ai Comuni, che sono cinque volte il numero di quelli statali (478).
Nel 2022, 107,9 milioni di ingressi nei luoghi del patrimonio culturale
Per quanto riguarda i visitatori, nel 2022 i luoghi del patrimonio in Italia hanno registrato circa 107,9 milioni di ingressi. Un numero che segna la ripresa dopo la pandemia da Covid-19, anche se la cifra non eguaglia quella prima della pandemia: infatti, nel 2018 i visitatori sono stati 129,9 milioni. Nel 2022, le regioni con il maggior numero di visitatori sono il Lazio (25,8 milioni di visitatori) e la Toscana (18,4 milioni). Solo in Toscana sono presenti ben sette dei dieci luoghi del patrimonio statali più visitati nel 2022, fra i quali il Parco archeologico del Colosseo e le Gallerie degli Uffizi.
Quanto spende in media una famiglia in cultura?
Quanto spende in media al mese una famiglia italiana in cultura? Secondo l’indagine condotta da Istat sulle spese delle famiglie, queste nel 2022 hanno speso in media circa 32 euro al mese in beni e servizi culturali. Si tratta di un importo pari a poco meno di un quinto (19 per cento) del totale destinato mensilmente dalle famiglie italiane a tempo libero, sport e informazione. A spendere di più in cultura sono le famiglie nel Centro Italia, con 37,19 euro al mese in media. Le famiglie nel Nord Ovest spendono in media 37,09 euro al mese, mentre quelle nel Nord Est spendono in media al mese 36,55 euro. La distanza, insomma, non è ampia. Il divario è però presente in misura maggiore nel Mezzogiorno, con una spesa media in beni e servizi culturali pari a 21,58 euro nelle Isole e 19,55 euro nelle regioni del Sud.
Si spende di più per libri e giornali
Al primo posto dei beni e servizi culturali che rappresentano la quota maggiore di spesa ci sono libri, giornali e riviste. In questo settore le famiglie italiane nel 2022 hanno speso in media 13,76 euro al mese. La spesa destinata a coprire i costi di canoni TV e radio e per i servizi di streaming è pari a 9,62 euro al mese, mentre quella dedicata alla partecipazione a servizi culturali, come cinema, teatri, concerti, musei e biblioteche, corrisponde a 6,43 euro. Seguono gli importi medi mensili per l’acquisto e il noleggio di videogiochi (1,62 euro al mese in media) e l’acquisto di macchine fotografiche e videocamere (0,25 euro) e strumenti musicali, cd e dvd (0,49 euro al mese).
Lavoratori nella cultura, 825.100 nel 2023
Secondo la European Union labour force survey, indagine condotta da Eurostat, nel 2023 sono 825.100 i lavoratori occupati in Italia nel settore culturale, una cifra che equivale a circa il 3,5 per cento del numero complessivo di occupati a livello nazionale. Si tratta per la maggior parte di lavoratori di sesso maschile (55 per cento) e che ricadono, in tre casi su quattro, in una fascia d’età compresa tra i 30 e i 59 anni. Gli occupati d’età inferiore ai 30 anni rappresentano solo il 13 per cento del totale, pur essendo aumentati del 21 per cento dal 2021. Prendendo in considerazione il triennio 2021-2023, è possibile osservare un lieve incremento degli occupati nel settore (+7 per cento), il cui numero risulta allineato ai livelli rilevati nel periodo pre-pandemico.
Italia ventesima nella classifica UE per gli occupati nella cultura
Secondo i dati Eurostat, nel 2023 gli occupati nel settore culturale sono circa il 3,5 per cento del totale degli occupati in Italia. Questo dato, pressoché stabile rispetto ai due anni precedenti, posiziona il nostro Paese poco al di sotto della media comunitaria (3,8 per cento) – in linea con i valori di altri Paesi, come la Germania (3,9 per cento) e la Spagna (3,6 per cento) – e al ventesimo posto nella classifica generale UE.
I lavoratori dello spettacolo
Per quanto riguarda i lavoratori dello spettacolo, in base ai dati raccolti dall’osservatorio statistico dell’INPS, nel 2023 in Italia ci sono 305.826 lavoratori dello spettacolo, il 18 per cento in più rispetto al 2021. I gruppi professionali più rappresentati sono quelli degli attori (33 per cento), degli impiegati (13 per cento) e dei concertisti e orchestrali (12 per cento). In termini geografici, invece, le regioni dove risiede il maggior numero di lavoratori dello spettacolo sono il Lazio (36 per cento) e la Lombardia (19 per cento). In media, per il 2023 sono circa 78 le giornate di lavoro retribuite all’anno per lavoratore (+6 per cento dal 2021).