Trento, scoperta una monumentale necropoli preromana

da | 16 Feb 2025 | Archeologia, Arte e Cultura

Il sito risale al I millennio a.C. e si compone di almeno 200 tombe, molte delle quali accompagnate da ricchi corredi funerari

Una monumentale necropoli preromana è stata recentemente scoperta nel cuore di Trento, durante i lavori di restauro di un edificio storico in via Santa Croce. Il ritrovamento, avvenuto nell’ambito di un’attività di tutela preventiva dalla Soprintendenza per i beni e le attività culturali della provincia autonoma di Trento, conferma il ruolo centrale della città come crocevia di culture antiche e offre nuovi e affascinanti scenari per la ricerca archeologica.

Una necropoli perfettamente conservata

Emersa  a una profondità di circa 8 metri rispetto al livello stradale, la necropoli risale al I millennio a.C. e si compone di almeno 200 tombe, anche se gli  esperti stimano che il numero totale delle sepolture possa essere molto più elevato, poiché l’area sottoposta a scavi rappresenta solo una piccola porzione del sottosuolo ancora da indagare.
Durante l’Età del Ferro, l’area occupata dalla necropoli era soggetta a periodiche esondazioni del torrente Fersina, il cui alveo si trovava nelle immediate vicinanze. Il contesto funerario doveva essere posto tra due canali che si potevano attivare in caso di fenomeni di piena. Gli episodi esondativi hanno sigillato la stratificazione archeologica antica consentendo l’eccezionale conservazione del sito.

Contesto storico e importanza della scoperta

Questa circostanza ha permesso di documentare in dettaglio i piani d’uso della necropoli e di ricostruire con precisione le pratiche funerarie delle comunità che hanno occupato quest’area nella prima Età del Ferro.
“L’Età del ferro è un periodo di profonde trasformazioni dal punto di vista storico-culturale in tutto il mediterraneo, nell’arco alpino e oltralpe. Fioriscono le grandi civiltà degli Etruschi, dei Fenici, dei Greci e dei Celti. Sono anche i tempi delle prime olimpiadi che si datano tradizionalmente al 776 a.C. e della fondazione di Roma nel 753 a.C. I popoli alpini non sono isolati, intrattengono relazioni e scambi con le genti della pianura Padana, con la fiorente civiltà degli etruschi e con altre genti delle Alpi”, ha spiegato il soprintendente Franco Marzatico.

Caratteristiche uniche della necropoli

Uno degli elementi più sorprendenti della necropoli è la presenza di stele funerarie infisse verticalmente nel terreno, alcune delle quali raggiungono i 2,40 metri di altezza. Queste strutture erano disposte in file parallele con orientamento Nord-Sud e delimitavano le tombe principali, attorno alle quali si sviluppavano numerose sepolture satelliti, a testimonianza della complessità della comunità che utilizzava il sito.
Le tombe principali erano realizzate in cassette litiche, utilizzando materiali locali come il calcare-marnoso rosato della Scaglia Rossa. All’interno delle cassette sono stati ritrovati manufatti metallici, alcuni dei quali ancora avvolti nel tessuto originale, chiuso con l’ausilio di spilloni o fibule a dimostrazione dell’estrema cura con cui venivano deposti i resti umani.

I ricchi corredi funerari

I corredi funerari risultano particolarmente ricchi e rappresentano gli indicatori per definire identità, ruoli e funzioni del gruppo di appartenenza.
Tra il materiale rinvenuto spiccano armi in ferro, come spade e lance, e gioielli raffinati decorati con inserti in ambra e pasta vitrea. La presenza di oggetti ornamentali particolarmente elaborati, quali fibule in bronzo e spille rituali, fa pensare ad una stratificazione sociale ben definita.
Questi reperti testimoniano l’esistenza di connessioni commerciali con i popoli italici, in particolare gli Etruschi, noti per la loro abilità nella lavorazione del metallo. La comunità trentina di allora era, dunque, parte di un ampio sistema di relazioni economiche e culturali.

Il futuro degli scavi e la valorizzazione del sito

Secondo la vicepresidente e assessora provinciale alla cultura Francesca Gerosa: “Questa scoperta è di straordinaria importanza per Trento, poiché ci permette di riscrivere la storia della città e di comprendere meglio il suo passato preromano. Gli scavi proseguiranno per approfondire la ricerca e valutare la valorizzazione del sito”.
Le indagini archeologiche sono dirette dalla dott.ssa Elisabetta Mottes dell’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento e coordinate sul campo dal dott. Michele Bassetti e dalla dott.ssa Ester Zanichelli.  Il restauro dei reperti mobili è, invece, affidato a Susanna Fruet dell’Ufficio beni archeologici e alla dott.ssa Chiara Maggioni.
Lo studio scientifico del ricco archivio di dati fornito dall’eccezionale necropoli di via Santa Croce prevederà anche la partecipazione di enti e specialisti di varie istituzioni italiane e straniere.
L’obiettivo è raccogliere il maggior numero di dati possibile per ricostruire la storia della comunità che abitava la zona. Gli studi si concentreranno anche sulle analisi antropologiche e archeobotaniche, al fine di comprendere meglio le abitudini alimentari e le condizioni di vita degli antichi abitanti della conca di Trento.

 

Clicca sul Banner per leggere Territori della Cultura n° 58