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La proposta di Giuli: la cultura contro le armi

da | 10 Dic 2024 | Arte e Cultura, Istituzioni, Mostre ed Eventi, Promozione e valorizzazione

L’idea è stata lanciata dal Ministro durante l’apertura della Fiera della media e piccola editoria a Roma

“Perché non immaginare qualcosa di simile a un Eurobond Cultura?”. Questa la proposta lanciata dal Ministro della cultura, Alessandro Giuli, durante l’apertura – lo scorso 4 dicembre – della Fiera della media e piccola editoria ‘Più libri, più liberi’ a Roma. L’idea è volta a destinare una parte dei fondi per il riarmo europeo alla cultura, come deterrente all’utilizzo delle armi.

La proposta di Giuli: eurobond per la cultura

Sottolinea il Ministro Giuli: “Il governatore della Banca d’Italia ieri ha fatto un discorso molto bello in Spagna parlando della necessità di ricominciare a riflettere sull’idea dell’Eurobond, cioè della mutualizzazione del debito in cui fondamentalmente succede che prevale il principio di sussidiarietà, marxianamente da ciascuno secondo le proprie possibilità a ciascuno secondo i propri bisogni. Come Ministro della Cultura, sto lavorando a una proposta che ho cominciato a condividere con Rachida Dati (ministro francese della Cultura dal gennaio 2024, ndr) in un bilaterale a margine del Consiglio Europeo, innanzitutto sulla presa di consapevolezza e di coscienza che l’Europa va incontro in ogni caso a una stagione di riarmo militare. Stiamo prendendo le misure di un mondo che è sempre più violento, attraversato da conflitti, in cui molto probabilmente il nuovo presidente degli Stati Uniti tornerà a ragionare in termini un po’ più isolazionistici rispetto all’Europa e alla necessità che l’Europa difenda se stessa o comunque dalle autocrazie che la minacciano. Noi per fortuna siamo il mondo libero – abbiamo più libri anche perché siamo un mondo libero – che però deve entrare in una logica, purtroppo, di riarmo come forma di deterrenza nei confronti delle autocrazie e dei dispotismi. Ma se tutto ciò avverrà ineluttabilmente tramite l’emissione di debito pubblico, cioè dei nostri soldi, dei soldi dei nostri figli e dei nostri nipoti, allora perché non immaginare qualcosa di simile a un Eurobond Cultura, per esempio?”.

Giuli: “Stornare una percentuale di spesa per il riarmo e la difesa comune da impegnare nella cultura”

Ancora evidenzia Giuli: “Come si fa a proteggerci dalle armi, a non utilizzarle? Attraverso la cultura, attraverso i libri, attraverso il dialogo, attraverso la ricerca condivisa. Allora è questo il messaggio che deve passare in Europa, se possibile nell’Occidente, nel mondo intero. Nella misura in cui si decide di condividere del debito perché l’Europa decide di essere un po’ più sovrana e un po’ più indipendente, un po’ per necessità un po’ per convinzione, diventa doveroso ragionare sulla possibilità di disinnescare queste armi, stornando una percentuale di spesa per il riarmo e la difesa comune da impegnare nella cultura. Oggettivamente una proposta non semplice da far accettare dai nostri partner ma ad alcuni potrebbe sembrare utile per lavarsi la coscienza; alle persone piu avvertite probabilmente può sembrare una necessità storica. Perché dico questo? Non per nascondere il fatto che i fondi per la cultura non basteranno mai né per nascondere la possibilità che il ministero faccia di più e farà di più  con la sua capacità di spesa, che deve essere migliorata. Dico però che dobbimao uscire da una logica troppo piccina”.

La necessità di investire di più nella cultura

Dichiara Giuli, facendo riferimento agli investimenti nella cultura: “Qualche giorno fa ero al Consiglio Europeo della Cultura a Bruxelles: eravamo seduti per una colazione riservata e di lavoro; quando è stato il mio turno ho fatto due osservazioni. La prima che mancava il seggio dell’Africa e non ha senso lavorare in termini culturali, continentali, se non entriamo in una logica per cui noi siamo l’Eurafrica. La seconda notazione è che quella dei 27 Ministri della Cultura era una mensa dei poveri, perché il budget europeo per la cultura dal 2014 al 2020 è stato pari a 1,47 miliardi, cioè niente rispetto alle disponibilità degli Stati europei e ancora meno rispetto alle necessità della cultura. Ora siamo sono arrivati a 2,4 miliardi per l’arco temporale 2021 – 2027 che è sempre molto molto poco.  Lavoreremo, abbiamo tutte le migliori intenzioni per rimettere la cultura al centro dell’agenda politica di questo governo e possibilmente di tutti i governi europei, però bisogna ragionare in termini continentali, bisogna fare un ragionamento di sistema, bisogna comprendere che nessuno basta a se stesso”.

Il sostegno alle biblioteche

Ancora Giuli fa riferimento al sostegno alle biblioteche attraverso il piano Olivetti, annunciando lo stanziamento di 30 milioni di euro per le biblioteche, soprattutto nelle zone italiane meno sviluppate: “Con il Mic stiamo per intervenire con 30 milioni di euro nel decreto Cultura per finanziare in particolar modo le biblioteche. Siamo convinti che, sotto la definizione di Piano Olivetti, debba essere riempito di contenuto un progetto che accorcia le distanze tra centro e periferia, che dà voce, capacità di spesa e di lettura a chi è meno avvantaggiato”. Un supporto che trova realizzazione in un “sostegno robusto alle biblioteche, luoghi della lettura che non sono soltanto, come nell’epoca analogica, luoghi in cui ci si siede e si legge un libro, ma posti di socialità in cui ci si incontra attraverso i dispositivi tecnologici contemporanei. Abbiamo delle risorse, non sono tantissime: tutte quelle di cui disponiamo dobbiamo metterle a disposizione della possibilità di rieducarci al piacere dell’intelligenza condivisa e della cultura come socialità. Le biblioteche sono un’alternativa all’isolamento”.

Il contesto dell’intervento: la Fiera nazionale della piccola e media editoria

L’idea di Giuli si sposa perfettamente con il contesto dell’intervento. Infatti, la Fiera nazionale della piccola e media editoria, è promossa e organizzata dall’Associazione Italiana Editori con l’obiettivo di offrire al maggior numero di piccole case editrici uno spazio per portare in primo piano la propria produzione. ‘Più libri più liberi’ è la prima fiera italiana dedicata esclusivamente all’editoria indipendente. La manifestazione si è tenuta da mercoledì 4 a domenica 8 dicembre 2024 al nuovo centro congressi della capitale, La Nuvola, progettata dall’archistar Massimiliano Fuksas nel quartiere EUR di Roma.

Alcuni dati sulla lettura in Italia

E a proposito di libri, secondo la rilevazione dell’Osservatorio dell’Associazione Italiana Editori (AIE) su dati Pepe Research, il 30 per cento dei lettori legge in maniera frammentaria, dedicandosi a questa attività solo qualche volta al mese o addirittura all’anno. Il tempo medio settimanale dedicato alla lettura si riduce a 2 ore e 47 minuti contro le 3 ore e 16 minuti del 2023 e le 3 ore e 32 minuti del 2022. Le persone tra i 15 e i 74 anni che dichiarano di aver letto, anche solo in parte, un libro nell’ultimo anno (a stampa, e-book, o ascoltato un audiolibro) sono il 73 per cento, contro il 74 per cento del 2023. Cala anche la lettura di soli libri a stampa, che riguarda il 66 per cento della popolazione, contro il 68 per cento del 2023. Il 66 per cento è una media tra il 72 per cento della lettura delle donne e il 60 per cento degli uomini. Se si guarda invece alle fasce d’età, leggono libri a stampa in percentuale sopra la media i 18-24enni (74 per cento), i 15-17enni (73 per cento), i 35-44enni (71 per cento), i 25-34enni (70 per cento). I dati sono stati presentati alla fiera  durante l’incontro ‘La lettura debole. Pochi lettori o letture troppo brevi?’, dove sono intervenuti il presidente di AIE Innocenzo Cipolletta, Renata Gorgani (presidente del Gruppo di Varia di AIE), Monica Manzotti (NielsenIQ-GfK Italia), Giovanni Peresson (ufficio studi AIE) e Florindo Rubbettino (delegato AIE per il sud).

Cipolletta: “Necessità di tornare a sostenere la domanda di libri”

Ha spiegato il presidente di AIE, Innocenzo Cipolletta: “I dati sulla flessione dei tempi di lettura e del numero di lettori, che vanno di pari passo alla flessione del mercato, confermano la necessità di tornare a sostenere la domanda di libri nel nostro Paese soprattutto tra i più giovani, creando una consuetudine con i libri che prosegua nel corso di tutta la vita. Non c’è crescita e sviluppo culturale ed economico per l’Italia se non facciamo crescere i lettori, soprattutto al Sud e nelle aree meno prospere del Paese”.

La disparità tra Nord e Sud

Sono state sottolineate anche le disparità tra Nord e Sud, confermate dai dati di NielsenIQ-GfK sul mercato del libro trade in Italia suddiviso per aree geografiche, dati presentati per la prima volta al pubblico. I 79,2 milioni di libri a stampa venduti in Italia nel mercato trade tra gennaio e ottobre del 2024 evidenziano la seguente distribuzione territoriale: 35,8 per cento nel Nord-Ovest, 22,2 per cento nel Nord-Est, 22,7 per cento al Centro, il 19,3 per cento al Sud e Isole. Se si guarda al numero di librerie per abitante, il Nord-Ovest è sopra alla media nazionale – con 0,28 librerie per 10mila abitanti – dell’11 per cento, il Nord-Est del 17 per cento, il Centro del 7 per cento. Le Isole sono sotto la media del 6 per cento, il Sud del 30 per cento.

Rubbettino: “Prevedere un piano per il Meridione che miri a costruire un ambiente favorevole alla cultura del libro”

Spiega Florindo Rubbettino, delegato AIE per il Sud: “Il ritardo del Meridione è drammatico e non si risolve con interventi estemporanei o slegati da una visione d’insieme. Gli indici di lettura dipendono dalla scolarizzazione, dalla presenza di infrastrutture sul territorio quali librerie e biblioteche, dal sostegno all’imprenditorialità locale, da iniziative sul territorio quali festival, premi, rassegne culturali. Una legge di sistema del libro non può non prevedere un piano per il Meridione che miri a costruire un ambiente favorevole alla cultura del libro agendo su tutti questi fattori, attraverso iniziative pubbliche e incoraggiando l’iniziativa privata”.

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