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L’Art Brut è protagonista al Mudec-Museo delle Culture di Milano

da | 13 Ott 2024 | Appuntamenti, Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

Aperta la mostra ‘Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider’, appositamente concepita per il Museo delle Culture

Al Mudec-Museo delle Culture di Milano dal 12 ottobre 2024 fino al 16 febbraio 2025 è aperta la mostra ‘Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider’ che, appositamente concepita per il Museo delle Culture, racconta al pubblico la straordinaria potenza espressiva dell’Art Brut.

Collaborazione con la ‘Collection de l’Art Brut di Lausanne’

La mostra è prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio del Consolato Generale Svizzera a Milano e vede come Institutional Partner Fondazione Deloitte. L’esposizione è in collaborazione con la Collection de l’Art Brut di Lausanne, che possiede una straordinaria raccolta di oltre 70.000 opere di Art Brut, nata dal nucleo storico raccolto da Dubuffet e donato alla Città di Losanna nel 1971. Si tratta di disegni, dipinti, sculture e opere tessili, che crescono ancora oggi grazie ad acquisti e donazioni.

Oltre 70 opere provenienti dal museo svizzero

Dal museo svizzero provengono più di 70 opere esposte, tra cui alcune opere storiche appartenenti al nucleo della collezione, come le magnifiche composizioni di figure maggiori svizzere dell’Art Brut, quali Aloïse Corbaz e Adolf Wölfli, insieme a sculture di Émile Ratier e a dipinti di Carlo Zinelli, ritenuto l’autore italiano d’Art Brut più celebre.

I curatori

La mostra è curata da Sarah Lombardi – direttrice della Collection de l’Art Brut di Losanna – e da Anic Zanzi, conservatrice alla Collection de l’Art Brut di Losanna; per la sezione dedicata a Jean Dubuffet, l’esposizione è curata da Baptiste Brun, docente e curatore esperto di Jean Dubuffet.

L’Art Brut: l’arte dell’istinto

L’Art Brut emerge nel cuore di una Parigi postbellica, lontano dai salotti raffinati e dalle sale dei musei d’arte. L’Art Brut è grezza, non filtrata e ricca di un significato profondo attraverso cui la identificava il suo inventore, l’artista e teorico francese Jean Dubuffet. È l’arte dell’istinto e dell’espressione incontaminata, che non si preoccupa delle regole, delle tecniche accademiche o delle convenzioni. È l’arte di chi non ha mai frequentato una scuola d’arte, ma ha imparato da sé.

La singolare collezione di Dubuffet

Dubuffet iniziò a collezionare opere di artisti non professionisti e autodidatti e di persone spesso ai margini della società che riuscivano, senza filtri culturali e preconcetti artistici accademici, ad andare oltre le convenzioni raccontando se stessi e il mondo attraverso l’illustrazione di idee non convenzionali e di mondi di fantasia. Un mondo fatto da tecnica libera e di libera espressione, con l’utilizzo di materiali e materie prime che casualmente avevano sottomano. Mezzi artistici nuovi, fuori dagli schemi erano i protagonisti principali.  L’idea di Dubuffet rispecchia una presa di posizione radicale contro il sistema dell’arte, lontano e al margine sia dai centri dell’arte tradizionale sia dai centri delle avanguardie.

L’Art Brut in Italia

Grazie alla donazione della sua collezione, iniziata nel 1945, alla Città di Losanna, la Collection de l’Art Brut a Losanna è stata inaugurata nel 1976 e ancora oggi continua ad arricchirsi di nuove opere. Inoltre, oggi le istituzioni pubbliche, le collezioni private, le gallerie, le fiere e le mostre dedicate a questa forma d’arte si sono moltiplicate. Critici e storici dell’arte italiani hanno organizzato mostre e convegni che comprendevano in particolare opere d’Art Brut, come la Biennale di Venezia a partire dal 2013 fino alla Biennale appena apertasi. Nonostante tale lavoro e il fatto che in questo ambito gli autori di origine italiana siano molti, sono ancora poche in Italia a oggi le istituzioni pubbliche dedicate all’Art Brut, e sebbene sia riconosciuto dall’ambiente artistico e dal suo mercato, il concetto di Art Brut rimane relativamente estraneo al grande pubblico.

L’esposizione

L’esposizione propone un percorso quadripartito. Nel primo spazio presenta un corpus di opere di Jean Dubuffet e di documenti che collocano in una prospettiva storica l’invenzione del concetto di Art Brut, relativamente al suo lavoro di artista, scrittore e collezionista. Successivamente, una selezione di opere di Art Brut provenienti dalle esplorazioni di Dubuffet attesta l’ampiezza e la qualità delle sue ricerche in questo campo a monte della donazione del 1971. In due altre sale, un insieme di opere di Art Brut provenienti dai cinque continenti è legato alle tematiche del corpo e delle credenze. Per i loro soggetti e le loro origini, queste opere entrano dunque particolarmente in risonanza con le collezioni del Museo delle Culture di Milano e permettono di scoprire nuovi autori, di cui alcuni sono contemporanei.

Tout le monde est peintre

Nello specifico, la prima sezione del percorso espositivo è dedicata a Jean Dubuffet, pittore, scultore, scrittore e musicista ma anche un instancabile ricercatore di opere prodotte fuori dai circuiti artistici tradizionali. Fin dal periodo tra le due guerre, Dubuffet si interessa a disegni, dipinti, sculture e assemblaggi realizzati da artisti non professionisti, affinando il suo gusto e la sua conoscenza dell’arte popolare e del disegno infantile. Era affascinato da quelle creazioni che riuscivano a essere meno intaccate dalla cultura artistica delle scuole, delle accademie e dal mercato dell’arte.  Fin dall’autunno del 1944, Dubuffet cerca ogni tipo di documento che possa testimoniare quella che rimane la sua affermazione più forte, programmatica di tutta la sua opera, che nel 1946 condensa in una frase: “Tout le monde est peintre”.

La vera arte fuori dai circuiti tradizionali

Dubuffet crede che la vera arte sia dove non ci si aspetta di trovarla, fuori dai circuiti tradizionali e istituzionali. Così definisce l’Art Brut: “Con questo intendiamo un’arte di opere eseguite da persone prive di cultura artistica, nella quale quindi il mimetismo, contrariamente a quanto avviene tra gli intellettuali, ha poca o nessuna parte, sicché i loro autori attingono tutto (soggetti, scelta dei materiali utilizzati, dei mezzi di trasposizione, dei ritmi, dei modi di scrivere, etc.) dal proprio background e non dai cliché dell’arte classica o dell’arte à la mode”. Di conseguenza, ogni uomo può essere un artista: “Siamo di fronte ad un’operazione artistica pura, cruda, reinventata in tutte le sue fasi dal suo autore, basandosi esclusivamente sui propri impulsi”. Dubuffet si interfaccia continuamente con etnografi, psichiatri e altri studiosi. In Svizzera, nell’estate del 1945, Dubuffet incontra il direttore del Museo etnografico di Ginevra, – Eugène Pittard – e gli alienisti Charles Ladame e Walter Morgenthaler. A Parigi, i suoi rapporti con Charles Ratton e Jean Paulhan gli aprono le porte del Musée de l’Homme. Dubuffet parla lì con l’oceanista Patrick O’Reilly, attirando la simpatia di Claude Lévi-Strauss e Georges Henri Rivière del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari. Frequenta anche surrealisti come André Breton e Paul Eluard. Attraverso le sue ricerche e durante i suoi viaggi – dal Sahara alla metropolitana di Parigi – e nelle sue opere, rielabora in una nuova ottica estetico-artistica le nozioni di ‘vicino’ e ‘lontano’, affinando così le sue concezioni artistiche, supportate dal proprio lavoro di artista e dalle sue collezioni.

L’arte di Dubuffet

L’arte di Dubuffet è caratterizzata da una vera e propria cultura del paradosso; senza rinchiudersi in forme collaudate,  l’artista oscilla tra un materialismo manifesto e un’alta concettualità. Inoltre, fa dell’eterogeneità e della diversità una condizione della sua esistenza. Così, per quasi quattro decenni, una serie si è susseguita all’altra, combinando, a volte contemporaneamente, l’elogio di una figura umana archetipica e la celebrazione della materia nel suo stato più elementare, l’apologia del visibile e la celebrazione dello spirito, con l’Art Brut come orizzonte della vera creazione. Un sorprendente movimento di andata e ritorno, dove le sue esplorazioni hanno alimentato la sua concezione e pratica dell’arte, così come la sua stessa creazione ha alimentato le sue esplorazioni. Ma attenzione: per lo stesso Dubuffet il proprio lavoro come artista non va confuso o assimilato con l’Art Brut.

Dipinti, disegni, sculture, documenti in mostra

La sezione dedicata a Dubuffet nella mostra del Mudec presenta un’ampia panoramica del suo lavoro di artista: 18 tra dipinti, disegni, e sculture   prodotti tra il 1947 e il 1982 e provenienti da prestigiose collezioni, come il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, il Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna o ancora la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Presente anche un corpus di materiale documentario – libri, cataloghi, lettere, manifesti e fotografie – che introducono il visitatore alla seconda sezione, dando un’idea della eterogeneità degli stili e della portata del lavoro svolto da Dubuffet per scovare e valorizzare gli autori di Art Brut e le loro opere, che egli non smise mai di collezionare.

Le figure più rappresentative dell’Art Brut

La seconda sezione della mostra è nello specifico dedicata all’Art Brut e alle composizioni delle sue figure più rappresentative: Aloïse Corbaz, internata in un ospedale psichiatrico, inizia a disegnare e a scrivere segretamente, utilizzando materiali insoliti come petali di fiori e foglie schiacciate. La sua opera è una cosmogonia personale, popolata da figure principesche e temi festivi. Carlo Zinelli, le cui gouache, con figure umane stilizzate e dettagli anatomici, sono un viaggio nella sua mente complessa e affascinante. Adolf Wölfli, colorista geniale e autore di un’opera colossale, con 25.000 pagine di composizioni grafiche a pastello, collage, creazioni letterarie e partiture musicali. Emile Ratier, artista cieco che – spinto dall’esigenza di vedere in maniera alternativa – crea sculture mobili animate con manovelle e meccanismi sonori, scolpendo il legno, sua grande passione. I rumori e i cigolii guidano la sua finitura, mentre i soggetti delle sue opere spaziano da carri e giostre ad animali.

Il tema delle credenze

Nella terza e quarta sezione viene presentato un insieme di opere provenienti dai cinque continenti il cui focus è legato alle tematiche delle credenze e del corpo. La tematica delle credenze coinvolge qui anche credenze personali, vere e proprie mitologie individuali. Cercando spiegazioni sui fondamenti dell’essere, sulla vita e sulla morte nonché sul proprio destino individuale, gli autori d’Art Brut non trovano risposte a priori nei dogmi usuali, oppure, a volte, se ne riappropriano reinterpretandoli. Marie Bouttier, il cui fortissimo interesse per l’occulto a sessant’anni la stimola – durante momenti di trance medianica – a realizzare disegni automatici a matita che ritraggono strane creature dalla forma indistinta, in cui fogliame e vari motivi vegetali si confondono e si trasformano in insetti, pesci o larve. Giovanni Battista Podestà, profondamente segnato dalla religione cattolica, è pervaso da una visione manichea dell’esistenza e sente il dovere di denunciare la corruzione sociale; mentre Madge Gill, così come altri, crede in relazioni durevoli con i defunti e affida la responsabilità del proprio lavoro artistico a un’entità altra, lasciando che la sua mano venga guidata da ciò che gli spiriti le dettano.

Il corpo nel mondo

Tra le molteplici rappresentazioni della tematica del corpo, in mostra i lavori della cinese Guo Fengyi, che illustrano i fluidi che lo attraversano; le opere di Giovanni Bosco svelano anatomie frammentate; il maschile e il femminile si coniugano nei disegni di Giovanni Galli, mentre Sylvain Fusco evoca il corpo dal punto di vista dell’erotismo e del piacere carnale. Le molte opere grafiche e plastiche nonché quelle tessili selezionate per questa mostra sono state realizzate da uomini e donne originari di diverse parti del mondo.

Un’audioguida per conoscere l’Art Brut

A disposizione del pubblico è presente un’audioguida gratuita, che può essere scaricata in forma di App alla biglietteria. Tra le voci e i commenti che accompagnano la visita si possono ascoltare anche le parole dello stesso Jean Dubuffet e degli artisti di Art Brut.  In occasione della mostra, 24 ORE Cultura ha pubblicato il catalogo ‘Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider’. Il volume è disponibile all’interno del bookshop della mostra, nelle librerie e online.

 

Info. Orari: lunedì dalle ore 14:30 alle ore 19:30. Martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle ore 09:30 alle ore 19:30. Giovedì e sabato, dalle ore 9:30 alle ore 22:30.

 

Immagine in evidenza: Jean Dubuffet, Luogo affollato, 27 agosto 1982. Tecnica: Acrilico su carta telata Musée cantonal des Beaux-Arts, Losanna. Donazione di Mireille e James Lévy, proveniente dalla loro collezione d’arte di Jean Dubuffet, 2019. © Musée Cantonal des Beaux-Arts, Losanna Jean Dubuffet: © Jean Dubuffet by SIAE 2024

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