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“Pathos und Pastos” apre la mostra tra impressionismo ed espressionismo di Christofer Lehmpfuh

da | 18 Set 2024 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

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    Christopher Lehmpfuhl, Helgoland, 2014. © Foto: Florian Selig, Berlin
Si è aperta il 16 settembre e chiuderà i battenti il 4 ottobre dell’anno prossimo la mostra “Pathos und Pastos” (emozione e impasto cromatico) di Christofer Lehmpfuh, un pittore fra impressionismo ed espressionismo. Oltre quaranta opere, per lo più di grande formato di proprietà della Würth e alcune dello stesso artista, ospitata nell’Art Forum di Capena. E’ la prima personale in Italia del pittore nato a Berlino nel ’72 che ha iniziato a dipingere quindici anni fa, ma la scoperta dell’amore per l’arte risale a quando aveva otto anni andando a vedere una mostra degli impressionisti. Il giorno prima di venire a Roma era a Londra per un’altra esposizione.

L’artista

Un pittore che segue la tradizione impressionista della pittura “en plain air”, Christopher Lehmpfuhl, coraggioso e osservatore meticoloso del mondo raccontato dai suoi occhi. E che viaggia molto, in America, in Giappone, in Islanda, in Egitto. Dipinge quello che vede, in qualunque condizione atmosferica, lavora nell’ambiente immergendosi nel paesaggio, usando una pittura a olio realizzata con le sue mani nelle più diverse condizioni, caldo infernale o freddo tagliente.
“Sulla Marmolada c’erano cinquanta gradi”, ricorda. E’ un corpo a corpo fra l’artista e una materia densa, corposa, spessa, che fa pensare alla scultura. I suoi dipinti sono, salvo eccezioni, di grandi dimensioni, imponenti, anche 180 per due metri. Tanto per quanto possono entrare nel suo furgone con cui si muove raggiungendo i luoghi da dipingere, anche più impervi. Il suo studio è all’aperto, è il mondo. Anzitutto la sua città, Berlino, che è la sua fonte d’ispirazione primaria, rappresentata in tutti i suoi aspetti. Una città dinamica, che dopo la caduta del muro nell’89 ha cominciato a correre. A Berlino, dove non a caso è molto apprezzato, ha dedicato il ciclo di dipinti realizzati dal 2008 al 2020. Quadri imponenti, che testimoniano la rinascita della città, dei suoi monumenti, dei suoi palazzi, delle sue chiese in continuo restauro. Una città in costante divenire, che non cessa di proporre nuove prospettive, nuovi scorci.

Un pittore “en plein air”

All’inizio gira con una vecchia bicicletta (in mostra) con cui trasporta gli strumenti di lavoro in cerca dei soggetti da ritrarre. Ha bisogno di poche cose per dipingere all’aperto. Come un pittore “en plein air” è interessato alle facciate dei palazzi, alle atmosfere e alle scene di strada. Ma quando il quadro da realizzare è più impegnativo anche per la dimensione ricorre a un mezzo più comodo, il camion, che chiama affettuosamente il suo atelier mobile con cui può trasportare grandi tele e secchi di colore. Non sembri esagerato, ma proprio di secchi si tratta (bidoni di colori che egli stesso prepara e che stende con le mani (fornite di appositi guanti) sulla tela. Anche sotto le intemperie. E’ questa modalità di lavoro che conferisce alle sue opere una plasticità che oscilla fra l’astrazione e la nitidezza. Sono strati di colore spessi e vigorosi Osservandole da vicino ci si rende conto dell’impegno che la cosa comporta. L’artista parte dallo sfondo inserendo poi i diversi elementi. Che possono essere anche vegetali, come le foglie e la sabbia. Finite sul dipinto in Islanda durante una tempesta di vento del vulcano. Fra i più importanti il Trittico realizzato in cima al duomo di Berlino. E ricorda la fatica per portare fin su tutto il materiale occorrente.

L’esposizione

La mostra si sviluppa su due livelli, in ambienti molto ampi che consentono di ammirare le opere in prospettiva. Cupole, guglie, rotaie, palazzi, chiese in restauro. Il Memoriale dell’Olocausto e il Nuovo Castello di Berlino. Spettacolare il “Trittico di Berlino” (200 per 255 cm) realizzato in tre giorni, uno per ogni tela, lavorando sulla cupola del Duomo. Ma accanto ai quadri a olio realizzati usando le mani sensibili alle temperature dei colori, ci sono quadri più tradizionali. Sono una serie di acquerelli realizzati in India e opere in bianco e nero, basate su fotografie, dipinte in atelier con il pennello del ciclo “Neue Heimat” dedicate alla memoria dei genitori.
Si trova nel comune di Capena, si vede dall’autostrada, il centro logistico della Würth vicino  a Roma. Non è solo magazzini e uffici nel verde, ma anche sale mostre distribuite su due piani per una superficie  di circa 550 metri quadrati. Un grande edificio connesso alla vita aziendale, che consente visite  guidate, laboratori  didattici per le scuole ed eventi culturali di interesse generale, progettato dall’architetto siciliano Vincenzo Melluso e dalla Società Politecnica Ingegneria e Architettura,  Un luogo di riflessione  e di partecipazione. Dal 2006 ha aperto al suo interno uno spazio espositivo permanente  dedicato alle mostre temporanee che si susseguono regolarmente ogni anno.

Reinhold Würth, appassionato collezionista

Non è una fabbrica ma un centro in cui si commercializzano prodotti professionali di alta gamma, utensili di tutti i tipi, il primo spazio espositivo permanente del Gruppo Würth in Italia, sorto da un’idea dell’imprenditore Reinhold Würth, appassionato collezionista, che ha sponsorizzato il restauro della Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni di Palermo. Nato nel ’35, Würth, alla morte del padre, giovanissimo si trova a dirigere l’azienda di famiglia, una ferramenta, che trasforma col boom economico legato alla ricostruzione post bellica in un’impresa leader mondiale di prodotti e sistemi di montaggio e fissaggio. L’espansione internazionale inizia nel  1962 con la prima società nei Paesi Bassi. Ora è  una multinazionale a dimensione familiare presente in 80 paesi, con più di tre milioni e mezzo di clienti e oltre 125 mila prodotti.  Nel 1963 apre  la prima sede legale in Italia dove oggi ci sono tre centri logistici, a Capena, Egna e Crespellano.
E dal ‘91 in ogni azienda c’è un museo. Perché “l’arte e la cultura servono ad arricchire anche l’ambiente di lavoro – Le belle cose, come l’arte, arricchiscono la nostra vita, aprono la mente, promuovono la creatività”, sostiene il signor Würth collezionista instancabile e ammiratore del pittore Christooher Lehmpfuhl che ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali.
Il primo acquisto negli anni ‘60 è un acquerello di Emil Nolde. Oggi la sua raccolta di dipinti, grafica e scultura comprende oltre 18.500 pezzi. La sezione dedicata alla pittura è formata soprattutto da quadri degli ultimi centocinquant’anni, dal Romanticismo all’arte contemporanea di artisti europei e americani (alcuni conosciuti personalmente), con una grande varietà di temi, correnti, generi e stili.  Ma ci sono anche pale d’altare di maestri medievali tedeschi della Collezione Fürstenberg  – Donaueschingen.  E circa 300 opere di “Art Brut”, raccolte con una duplice motivazione, artistica e sociale insieme. Carmen Würth, infatti, col marito si occupa da decenni dell’integrazione di persone con disabilità e dello sviluppo dei loro talenti creativi. L’impegno di Würth si manifesta anche nei confronti della letteratura, dell’arte, dell’architettura e della musica.

Art Forum Würth Capena- Viale della Buona Fortuna, 2 Capena (Roma). Orario: da lunedì a venerdì 10.00 – 17.00
Sabato e domenica aperto per eventi e laboratori creativi
Festivi Chiuso
Fino  al 4 ottobre   2025. Informazioni: tel. 06-90103800 e art.forum@wurth.it

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