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‘L’eredità italiana a Filadelfia. Il soft power italico in un libro

da | 3 Gen 2024 | Arte e Cultura, Istituzioni, Soft Power italico

‘L’eredità italiana a Filadelfia. Storia, cultura, persone e idee’ è stato presentato all’Istituto della Enciclopedia italiana Treccani

Il soft power italico è raccontato nel volume ‘L’eredità italiana a Filadelfia. Storia, cultura, persone e idee’, a cura di Andrea Canepari – diplomatico italiano, già Ambasciatore in Repubblica Dominicana e Console Generale a Filadelfia – e Judith Goode, Professoressa Emerita di Antropologia e Studi Urbani all’Università di Temple. Il volume, edito da Treccani, è stato presentato lo scorso 6 dicembre all’Istituto della Enciclopedia italiana Treccani, alla presenza di numerose personalità. L’evento è stato anche protagonista di un servizio realizzato da Gianluca Greco  per la trasmissione Casa Italia (RAI).

L’eredità italiana a Filadelfia
Lo splendido volume ha per protagoniste le storie e l’eredità culturale, architettonica, culinaria – ma non solo – della comunità italiana a Filadelfia, città degli Stati Uniti d’America. Il libro esplora i periodi di trasformazione nelle strutture economiche ma anche sociali e politiche della città grazie al contributo attivo degli immigrati italiani. Sono ben quarantadue i saggi che costituiscono il prezioso volume, accompagnati da circa 250 immagini che raccontano l’esperienza italo-americana.

Canepari: “il soft power italico e il fascino dell’Italia nel mondo”
Citando il libro Svegliamoci Italici di Piero Bassetti, Andrea Canepari ha sottolineato la forza del soft power italico: “Credo ci sia un grande amore per l’Italia che deve tuttavia nutrirsi di formazioni, arte e conoscenza. Per questo quando ero Console Generale d’Italia a Filadelfia, abbiamo lavorato per creare questo libro, che è un atto d’amore verso la comunità italiana a Filadelfia. Si parla di tutto, dall’arte di Botticelli alla musica alla cucina. Questo è importante perché queste storie talvolta si perdono nel passato; io ero un po’ come un archeologo e andavo a scoprirle, me le raccontavano, volevano farle vivere e queste storie dobbiamo farle vivere. Se c’è conoscenza di quello che ha fatto l’Italia nel passato, di quello che la nostra collettività ha fatto, si possono creare ponti vivi tra passato, presente e futuro, creare opportunità”.

Cardinale Silvano Maria Tomasi: la forza del network degli italiani all’estero
“Non dimentichiamo che gli italiani all’estero rappresentano il legame vivo tra l’Italia e il resto del mondo”. E’ con queste parole che il Cardinale Silvano Maria Tomasi, appartenente all’ordine religioso degli Scalabriniani e massimo esperto di fenomeni migratori, ha concluso il suo intervento in cui ha tracciato la parabola dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti. Una storia, quella dei nostri connazionali Oltreoceano, segnata all’inizio da discriminazione ed emarginazione, ma anche da successi e rivincite che hanno consentito loro conquistare ruoli apicali nella società americana influenzandone le dinamiche sociali, politiche ed economiche. Un’eredità da conservare e valorizzare riconoscendo le comunità degli italiani all’estero come strumento chiave del soft power italico, apprezzato su scala globale anche da coloro che non hanno origini o legami di sangue con il Bel Paese.

L’inizio di una splendida avventura
Intervistato da Paolo Valentino, Corrispondente Diplomatico per il Corriere della Sera, Canepari racconta le vicende che non solo hanno dato vita al volume ma anche all’iniziativa ‘Ciao Filadelfia’, una lunga celebrazione italiana con molteplici eventi culturali che spaziano tra arte, cultura, scienza e molti altri campi. Narra Canepari: “Sono arrivato a Filadelfia, in questa città dove c’era un enorme patrimonio di italianità. Tuttavia, il giorno del  Columbus Day davanti all’obelisco eravamo in sei. Mi sono detto che fosse necessario cambiare la narrativa. Ho cominciato prima a parlare alla nostra comunità e mi sembrava un po’ segmentata. C’era la vecchia emigrazione con i suoi valori, i suoi cibi, le sue ritualità; la nuova emigrazione, che tuttavia non capiva e non si collegava a questa vecchia emigrazione; ed entrambe non si collegavano ai pensatori che hanno influenzato i Padri Fondatori costituenti. C’era bisogno di riunirli insieme”. E così è iniziato il lungo viaggio per valorizzare il contributo che gli Italiani hanno portato a Filadelfia e agli Stati Uniti d’America, per creare ponti che riuscissero a riunire le generazioni e che mettessero in luce l’importanza del soft power italico  il riferimento è a quello straordinario e unico mix di cultura, gusto, stile, artigianato di qualità, moda, design, industria fine, elettronica, robotica, imprenditoria d’avanguardia, eccellenza gastronomica che danno vita a una raffinata e praticamente unica arte del vivere bene.

Valentino: “Valorizzare il patrimonio italiano”
Anche Paolo Valentino ha sottolineato ai microfoni di Casa Italia l’importanza dell’evento: “Il contributo italiano a Filadelfia è un contributo vastissimo, che pochi conoscono e che riguarda la cultura, l’accademia, la politica, l’arte, la scienza; per cui in ogni grande eccellenza di Filadelfia, dalle università alle fondazioni ai musei alla politica locale, c’è il contributo della comunità italo-americana. Questo libro deve essere una sorta di modello: noi dovremmo riuscire a valorizzare questo patrimonio italiano che esiste sia negli Stati Uniti che in altre parti del mondo”.

Franco Gallo, Presidente Treccani: “Intensa interazione tra Italia e Filadelfia”
Ad aprire la lunga fila degli importanti interventi durante la presentazione del volume ‘L’eredità italiana a Filadelfia. Storia, cultura, persone e idee’ è stato Franco Gallo, Presidente Treccani e Presidente emerito della Corte Costituzionale: “Questo libro nasce con l’obiettivo di svelare agli studiosi e al pubblico quel reticolo prezioso di storie, idee e scambi che hanno caratterizzato un’intensa interazione tra l’Italia e la città di Filadelfia in cui questa influenza è stata abbracciata, sviluppata e tramandata con orgoglio. Per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del patrimonio culturale italiano a Filadelfia, Canepari ha fatto questa operazione: ha istituito a partire dal 2014 un programma diplomatico aperto al pubblico che ha svolto un ruolo fondamentale, ‘Ciao Filadelfia’, che ha visto la collaborazione di numerose istituzioni culturali e universitarie”.

Focus sul legame tra l’Italia e Filadelfia
Riferendosi al volume, Gallo evidenzia: che “è nato un lavoro di grande valore storico e scientifico, corredato da un ricco apparato di immagini nel quale i legami tra Filadelfia e l’Italia vengono esaminati attraverso il flusso di persone, il traffico di beni e gli scambi di idee tra i due Paesi, nonché dal punto di vista di inclusione di elementi italiani nell’ambiente architettonico, nelle relazioni sociali, nelle istituzioni della città. L’Istituto della Treccani ha da sempre tra le sue missioni fondamentali quella di migliorare la comprensione della presenza italiana in altre culture e in altri Paesi lontani. Trovo più che mai significativo che questa realtà abbia potuto essere approfondita in modo articolato e completo attraverso la pubblicazione anche in Italia di questa opera, così pesante, così importante contemporaneamente”. Il volume ha infatti già un’edizione edita in inglese a cura della Temple University Press.

Dunlap: “Percorso di studio e valorizzazione delle comunità italiane all’estero”
Alla presentazione del libro era presente anche Sua Altezza Eminentissima Fra’ John Dunlap, Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, che ha commentato fra le altre cose: “È una fortuna e allo stesso tempo gratificante imbattersi in un libro che copre ampiamente il secolare rapporto di reciproco arricchimento tra il popolo italiano e la regione di Filadelfia. L’edizione italiana del libro pubblicato da Treccani poche settimane fa costituisce l’ultima tappa di un percorso di studio e valorizzazione delle comunità italiane all’estero, portato avanti dal curatore Andrea Canepari”.

Centinaio: “Affidamento del nostro Paese sulla diplomazia della cultura”
Il Senatore Gian Marco Centinaio, vice Presidente del Senato della Repubblica, non ha potuto essere presente alla cerimonia di presentazione ma ha inviato un interessante contributo che è stato letto al pubblico presente in sala: “Desidero condividere con i partecipanti all’evento la consapevolezza di quanto il nostro Paese possa fare affidamento su una sorta di ‘diplomazia della cultura’, che lo rende protagonista assoluto a livello mondiale”.

“Coltivare le radici italiane”
Riferendosi all’iscrizione da parte dell’Unesco del canto lirico italiano nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, Centinaio sottolinea: “Si tratta di un importante riconoscimento per uno dei tratti distintivi della cultura italiana in tutto il mondo. E attendiamo con fiducia il medesimo risultato anche per la candidatura della nostra cucina. Sono questi tratti culturali che legano i connazionali emigrati e i loro discendenti tra loro e con la Madrepatria. Coltivare le radici italiane, far conoscere e mettere a frutto il nostro patrimonio culturale, creare occasioni di confronto e condivisione: tutto ciò consente di creare veri e propri ‘ambasciatori dell’italianità’, che poi possono evolversi anche in investitori, consumatori, visitatori”.

Un ponte tra l’Italia e gli italici
Centinaio mette anche in luce la sfida dell’Italia di oggi: “Il passato, la cultura, i prodotti che abbiamo ereditato possono affermarsi ancora di più per l’Italia come uno strumento di sviluppo. Ma perché questo possa avvenire, abbiamo bisogno di adattarli alle sfide della modernità, a cominciare dalla doppia transizione ecologica e digitale. Abbiamo quindi il dovere di investire in ricerca e formazione e l’esperienza con i connazionali presenti in Paesi più avanzati può essere molto utile anche in questo campo. Coltivare il legame tra l’Italia e gli italiani all’estero può rivelarsi uno straordinario strumento di soft power per il nostro Paese, anche grazie alla valorizzazione in tal senso delle nostre ricchezze culturali”.

Tripodi: “Meraviglioso viaggio alla scoperta della notevole influenza italiana”
Letto anche il messaggio del Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. Maria Tripodi, che afferma tra le altre cose: “L’Eredità Italiana a Filadelfia: storia, cultura, persone, idee è capace di guidare il lettore in un meraviglioso viaggio illustrato alla scoperta della notevole influenza italiana nella Città, dall’America coloniale a oggi. Gli Italiani hanno da sempre esplorato nuove terre e creato comunità lontano dal suolo natale, dimostrando un forte spirito di intraprendenza e adattabilità, portando con sé la loro cultura, il loro ingegno e la capacità di integrarsi. Non costituisce un’eccezione la città di Filadelfia che, a oggi, è il secondo distretto metropolitano degli Stati Uniti per numero di residenti italoamericani”.

Cambio di prospettiva: Italiani all’estero come risorsa
Continua Maria Tripodi: “Dobbiamo valorizzare il ruolo della diaspora italiana, fondamentale non solo per i Paesi che hanno beneficiato della presenza e del talento dei nostri concittadini, ma per l’Italia stessa perché ha contribuito a  diffondere l’impronta italiana all’estero. Se ci pensassimo come una comunità diasporica, avremmo una presenza diffusa su scala globale come pochi altri paesi al mondo. Nel leggere questo fenomeno occorre però un cambio di prospettiva: la diaspora non dovrebbe più essere vista in termini di ‘talenti perduti’, bensì come una risorsa diffusa nel mondo che l’Italia ha a disposizione e questo libro costituisce un chiaro esempio dell’impegno del Paese per far aumentare la consapevolezza del ruolo storico della nostra emigrazione anche come mezzo per creare ponti vivi e di opportunità”.

Il Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti: “Influenza dell’Italia duratura e significativa”
Altri interventi interessanti anche da importanti personalità in collegamento con la sala, a partire dall’Onorevole Samuel A. Alito Jr., Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti e italo-americano: “Sono lieto di avere l’opportunità di spendere qualche parola su questo magnifico libro che racconta e celebra numerosi e importanti effetti che l’Italia, gli Italiani e gli Italo-Americani hanno avuto sulla città di Filadelfia e sul suo ambiente in campo giuridico, governativo, musicale, architettonico, delle arti visive, culinario e in altri campi. Un’influenza che è stata duratura e significativa. Con saggi penetranti e affascinanti e splendide illustrazioni, questo volume cattura questo aspetto della storia americana. Questo libro mi ha toccato perché sia l’Italia sia Filadelfia occupano un posto speciale nella mia vita. Sono un fiero italo-americano e Filadelfia ha fatto parte della mia vita per molteplici ragioni”, commenta il Giudice lasciandosi andare a vari episodi testimoni del legame tra Italia e Filadelfia.

Legami per un mondo più pacifico
Anche Gilda Rorro, membro della New Jersey Italian Heritage Commission, è intervenuta tramite collegamento, sottolineando l’importanza della cultura italiana all’estero.  In presenza, Sua Eminenza, il Cardinale Silvano Maria Tomasi, che ha vissuto a lungo negli Stati Uniti, ha sottolineato nel suo lungo intervento l’importanza della convivenza tra culture differenti, per “Creare dei legami e un mondo più pacifico”.

Amato: “Tanti Italiani sono riusciti a eccellere”
Toccante l’intervento di Giuliano Amato, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, che ha intrecciato il suo discorso con ricordi personali. A partire dagli stereotipi ai quali possono essere associati gli Italiani, Amato ha poi fatto una riflessione sull’importanza di riconoscere l’Italia per la sua cultura, da quella dei grandi artisti a quella popolare, evidenziando che “Le rappresentanze diplomatiche italiane hanno lavorato molto per far vedere la crescita degli Italiani. Perché questo è il paradosso. Io ho vissuto in università americane per anni e non c’è il minimo dubbio che Botticelli è un grande artista, che Leonardo e Michelangelo fanno parte di una comunità transnazionale di grandi artisti ma nulla a che vedere con quei ‘poveri cristi’ che arrivavano da emigrati; non venivano collegati. Qui c’è stata una grande operazione, quella di creare il collegamento e lo hanno creato gli stessi italiani crescendo, ma lo fanno ancora ora. Tanti italiani sono riusciti a eccellere”.

Nuovo ruolo dell’Italia
Amato sottolinea che ora è presente una nuova identificazione degli Italiani  e del ruolo dell’Italia, nel rapporto stesso con gli Stati Uniti: “Questo rapporto nel mondo di oggi è utilissimo in un mondo che tende al conflitto. Mantenere i rapporti culturali con Paesi anche con i quali si hanno delle difficoltà diventa un tessuto prezioso perché può evitare che si arrivi a rotture definitive. Stendere tra paesi che possono trovarsi in conflitto quei tessuti coesivi che potranno impedire che il conflitto esploda in modo irreversibile e che potranno anzi permettere che accada il contrario. L’Italia può in questo, a fianco degli Stati Uniti, assolvere un ruolo importante”. E conclude: “Siamo grati per un volume che può essere il prototipo che può servirci per migliorare le condizioni nel mondo”.

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