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La sfida del turismo delle radici, un’opportunità “italica”da 250 mln di persone

da | 17 Ott 2023 | Istituzioni, Soft Power italico, Turismo

(Fiorile)

Si è conclusa da qualche giorno la sessantesima edizione della Fiera di Rimini TTG Travel Experience, dove si è tenuto, tra gli eventi più seguiti, il convegno organizzato da Confcommercio-Confturismo dal titolo “2024 Anno delle Radici italiane: come prepararsi? Profilazioni e consigli per trasformare l’evento in un’opportunità”. Il sipario della manifestazione fieristica si è chiuso con una nuova consapevolezza, una grande prospettiva, quella che è emersa dall’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità “italiche” di 8 Paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) e da uno studio di TRA Consulting presentato a margine del convegno, da cui è emerso un potenziale di 8 miliardi di spesa annua in Italia, grazie a un “target di mercato dai numeri impressionanti” così come lo ha definito il Presidente Carlo Sangalli in apertura. Infatti, l’Italia fuori dall’Italia conta tra i 60 e gli 80 milioni di italo-discendenti, oltre ai 5 milioni di cittadini italiani che attualmente vivono all’estero. La lungimiranza di Confcommercio nel volere questa indagine è stata nell’intuire che gli operatori turistici avessero bisogno di numeri concreti e di profilazioni indicative, le quattro personas individuate, oltre che della conferma che il cosiddetto turismo delle radici rappresentasse concretamente un’opportunità commerciale.

La conferma è arrivata e in Italia siamo già in ritardo rispetto a paesi pionieri in Europa sin dagli Anni Ottanta, come l’Irlanda e la Scozia, anch’essi paesi con una forte diaspora migratoria. La lentezza con cui ci si sta muovendo diventa ancora più evidente se si considera anche un’altra buona notizia, ossia quella che in Italia, in virtù dell’attrattività del soft power culturale del nostro Paese, il target potenziale si moltiplica e aumenta di 170 milioni di “Italici” secondo la definizione di Piero Bassetti, ampiamente citato dal Presidente Sangalli nel suo discorso. Bassetti (allora, tra l’altro, presidente delle Camere di Commercio Italiane all’Estero – CCIE) già tra la fine degli Anni Novanta e inizio 2000 con quel termine identificava nel suo libro-manifesto “Svegliamoci italici! Manifesto per un futuro glocal” edito nel 2015 (Marsilio editore) una comunità composta non soltanto da cittadini italiani in Italia e fuori, ma anche di oriundi o discendenti di emigrati italiani del passato, oltre che di “italofoni” e di tutti coloro che, pur senza avere alcuna parentela o ascendenza italiana, hanno abbracciato come “italofili” valori, stili di vita e modelli condivisi nel nostro Paese.
Parliamo quindi di un bacino potenziale complessivo stimato di duecentocinquanta milioni di persone.
La connotazione “italica” di un viaggio delle radici consente un’interpretazione più ampia rispetto al “recupero della memoria”, proprio del fenomeno del ritorno alle origini, e consente di considerare una declinazione volta a sviluppare il concetto di radici culturali come viaggio alla scoperta di una cultura condivisa e al recupero di valori comuni a prescindere dall’avere le stesse origini di nazionalità.

In Italia il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) è attualmente la struttura delegata al processo di coordinamento dell’investimento PNRR “Attrattività dei borghi” per la parte dedicata al progetto “Il turismo delle radici”, pari a 20 milioni di euro, ricevuti in gestione dal Ministero della Cultura. Il progetto TDR prevede diverse attività da realizzare tra il 2022 e il 2025 e un primo bando ha assegnato solo 4 milioni di euro da “spalmare” sulle 20 regioni italiane e finalizzati a “sensibilizzare le comunità locali sul tema dell’emigrazione italiana e dei viaggi delle radici e a creare sui territori un’offerta turistica mirata e integrata rivolta ai viaggiatori delle radici con la creazione di nuove figure specializzate nella progettazione e promozione dei servizi relativi al turismo delle radici”.
E’ un dato di fatto che ad oggi il Ministero del Turismo e la filiera turistica, con le sue realtà di rappresentanza, fatta eccezione dell’agenzia di promozione turistica nazionale ENIT, che sul tema in questione risulta piuttosto un’appendice al servizio del Ministero degli Esteri, siano solo marginalmente coinvolti nonostante il 2024 sia alle porte e gli operatori necessitino di una preparazione specifica, oltre che di risposte alle tante domande, una per tutte quella sul cosiddetto “passaporto delle radici”, una sorta di carta di servizi/carta fedeltà digitale che permetterà agli italo-discendenti che si recheranno in Italia per compiere un viaggio delle radici, di ottenere sconti, agevolazioni e servizi erogati da aziende, strutture ed enti che aderiranno. A meno di tre mesi dallo scoccare del fatidico 2024 ancora nessuna traccia nel portale italia.it e ancora in pochi a saperlo, i più si interrogano sul da farsi mentre le prenotazioni a lungo termine continuano ad arrivare per i prossimi anni mentre non vi è ancora traccia di possibilità di sconti.
Appurata la reale opportunità, non ci resta che chiederci se e come il Paese sarà realmente in grado di coglierla considerata la complessità del tema e la reticenza a fare rete e a coinvolgere nei tempi dovuti tutte le parti interessate. Solo con una forte azione sinergica si potranno massimizzarne i risultati che, come Confcommercio ci indica, auspichiamo concreti e quantificabili rispetto ai fondi investiti.

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