Oltre al primo studio di nudo di Michelangelo, il prossimo mese la famosa casa d’aste Christie’s offrirà ai collezionisti di tutto il mondo la possibilità di accaparrarsi un’altra prestigiosissima opera, firmata, stavolta, dal grande impressionista Claude Monet. Il capolavoro che il 12 maggio sarà messo in vendita a New York è il dipinto La Mare, effet de neige, una tela raffigurante un paesaggio innevato che fece parte delle opere del celebre pittore francese esposte alla quarta mostra impressionista del 1879 a Parigi.
Il quadro, il cui valore stimato oscilla tra i 18 e i 25 milioni di dollari, è appartenuto a un industriale tessile tedesco ebreo,Richard Semmel, il quale, durante il regime nazista, è stato costretto a dar via tutte le preziose opere che possedeva. Il dipinto di Monet è così andato a finire nella collezione privata di una famiglia francese, che lo ha custodito per più di 70 anni. Le indagini condotte dal dipartimento di Christie’s che si occupa delle restituzioni dei beni sottratti durante il nazismo sono riuscite a rintracciare l’originale proprietà, appurando che il capolavoro era elencato nel database delle opere d’arte confiscate dai nazisti durante gli anni Trenta; dopo il raggiungimento di un accordo transattivo tra gli attuali proprietari, che vogliono rimanere anonimi, e gli eredi di Richard Semmel, il quadro ha avuto il via libera per essere messo sul mercato.
Monet realizzò La Mare, effet de neige ad Argenteuil nell’inverno 1874-1875; pochi mesi dopo averlo eseguito, però, l’artista francese, complici le critiche che aveva ricevuto la prima mostra impressionista del 1874, decise di vendere il dipinto in un’asta all’Hôtel Drouot di Parigi, organizzata insieme ad altri grandi pittori quali Berthe Morisot, Pierre-Auguste Renoir e Alfred Sisley. In quell’occasione, Paul Durand-Ruel, mercante d’arte e mecenate degli impressionisti, acquistò 18 delle 73 opere offerte, tra cui proprio La Mare, effet de neige. Il quadro restò nelle mani di Durand-Ruel fino al 1879, poi nel 1893 entrò a far parte della collezione di Henri Vever, uno dei più importanti designer di gioielli della Francia di fine secolo e un grande collezionista di stampe giapponesi e quadri impressionisti. Nel 1898 l’opera giunse ad Amburgo, per arricchire la collezione Holthusen, ma intorno al 1930 passò a Richard Semmel, che però, tre anni più tardi, fu costretto a disfarsene, dopo la fuga da Berlino ad Amsterdam dettata dalla costituzione in Germania del governo nazionalsocialista.